7.3.2020 - 17.00 Plawenn / Piavenna - Concerto con / Konzert mit Gabriele Muscolino e cena / und Vesper

Cosa avrebbe potuto fare alla fine degli anni Cinquanta un giovane nottambulo, incazzato, mediamente colto, sensibile alle vistose infamie di classe, innamorato dei topi e dei piccioni, forte bevitore, vagheggiatore di ogni miglioramento sociale, amico delle bagasce, cantore feroce di qualunque cordata politica, sposo inaffidabile, musicomane e assatanato di qualsiasi pezzo di carta stampata? Se fosse sopravvissuto e gliene si fosse data l’occasione, costui, molto probabilmente, sarebbe diventato un cantautore. Così infatti è stato ma ci voleva un esempio.
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Der einflussreichste Liedermacher Italiens wurde am 18.2. vor 80 Jahren in Genua geboren. Sein Vater war Unternehmer, das Milieu der Dirnen und Gauner, das Fabrizio de Andrè so oft besang, das sich in den „caruggi“ Genuas abspielte, den engen, dunklen Gassen dieser auch sehr verschlossenen Stadt, war denkbar weit entfernt von dem Nobelbezirk am Meer, in dem er aufwuchs. Aber Faber, wie er früh genannt wurde, ob seiner Vorliebe für die Buntstifte von Faber-Castell, Faber war von Kindheit an ein Rebell, später beschrieb er sich selbst als anarchischen Individualisten. Heute gibt es kaum einen Cantautore, eine cantautrice in Italien, der oder die sich nicht an ihm messen lassen müsste, wenige, die er nicht beeinflusst hat. Sein Vorbild war der französische Chansonnier George Brassens. Und doch „wenn eine wundervolle Stimme 1967 nicht „La Canzone di Marinella“ gesungen hätte, hätte ich mit allergrößter Wahrscheinlichkeit mein Jus-Studium beendet und wäre Anwalt geworden“.
(Ö1 Spielräume, 18.2.2020)

Quel che suono nasce dai cantautori italiani e dalle diverse musiche e musicisti popolari che ho conosciuto. Ho imparato traducendo i grandi, Georges Brassens, Mike Scott, Bertolt Brecht. Sono un ex-garzone nella bottega delle canzoni. E ora ho la mia, sotto l’insegna delle dodici note. Sono un antimoderno. Un classicista. Non cerco il nuovo (che proposito stucchevole, insopportabile), ma vario la tradizione. Non ho fame di emozioni, ma di sentimenti.
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